martedì 26 aprile 2011

Big Bang.

Sulle suggestioni e le immagini che costruiscono il progetto...
Dal groviglio di polvere, di fili, di idee alle bacchette del mikado, come metafora di flussi caotici, di percorsi molteplici in cui perdersi. Un labirinto verde dove dimenticare il grigio della città. Un punto da cui partire per iniettare come un virus il verde in città: nei giardini, nelle aiuole, sui tetti, sui balconi dei palazzi. Per riappropriarsi dello spazio urbano e trasformarlo...

Perdersi

Foglio bianco, penna e pennarelli. Pochi segni. Schizzi e idee che vengono fuori. Sono partita dalla lettura di un paio di capitoli del libro Architettura e Modernità per cercare i miei riferimenti, ma la mano, che disegna mi porta in una direzione diversa rispetto alla mie scelte: partita dagli algoritmi di Eisenman (Casa Guardiola) e dalle giustapposizioni di Tschumi (Fresnoy Art Center) mi ritrovo con schizzi che somigliano tantissimo a quelli di Franco Purini. Torno indietro. Allo sterro archeologico di Eisenman, al Parc de la Villette di Schumi, alla scuola romana di Anselmi e Purini e mi ritrovo nell'operare stratificando. Layering.


lunedì 25 aprile 2011

Bang Eisenman

Rimettendo a posto  le idee...: se la sintesi architettonica di un'idea appare come gesto unico, impossibile rilevare l'immagine prima, l'istante di creazione della formale che già comprendeva in nuce tutti gli elementi. Almeno difficilissimo risulta farlo per il processo creativo di un altro. Scomponendo però le cose, qualcosa compare. Una specie di nuvola di elementi che si intrecciano e che implodendo fra loro costruiscono un oggetto unico. Una sintesi appunto.


lunedì 18 aprile 2011

De "Blurring"

Padiglione della Croazia_Biennale di Venezia 2010
Blurring significa sfocamento. Imprime movimento ad un oggetto che è per sua natura fermo, cristallizzato in una forma. Eisenman inaugura questa tecnica nella casa Guardiola: siamo nel 1986. Un'immagine fuori fuoco è un'immagine che non riusciamo a catturare con un'obiettivo, il suo muoversi la fissa in una condizione visiva, che forse somiglia al suo dissolversi. In un momento del suo dissolversi o magari del suo apparire. Il padiglione della Croazia presentato alla XII Biennale di Venezia è straordinario in questo senso. Non sembra nemmeno reale, cioè costruito di materia. Si rende concreta un'immagine che appartiene ad un mondo digitale; non esiste un piano unico, una superficie, un limite, ma un certo tipo di originale trasparenza, costruita a partire da una complessa stratificazione (42 strati di rete di profili metallici). Pensare che si tratta di una costruzione di 32 tonnellate d'acciaio sembra assurdo. Ma lo è. E' d'acciaio. Ma leggero, inconsistente, etereo. Sfuggente.







domenica 17 aprile 2011

googleando.

Nulla si crea e nulla si distrugge. 
Negli anni '70 la Nasa cominciava a pensare alla possibilità di insediamenti umani nello Spazio. Gerard O'Neill, fisico di Princeton in collaborazione con la  NASA Ames Research Center e la Stanford University si attivarono nel tentare di dimostrare che la  progettazione di colonie spaziali  attrezzate per l'uomo con tutti i comfort cui era abituato era possibile, fattibile.
Il progetto Biosphere 2 vent'anni dopo crea sulla Terra un ecosistema del tutto autosufficiente energeticamente, vivo. A quando il lancio nello spazio?


studio colonie NASA


Biosphere 2



 immagini sugli studi delle colonie: http://settlement.arc.nasa.gov/70sArt/art.html

La nuova figura di architetto_abitante



La nuova figura di architetto del futuro probabilmente non progetterà. Insegnerà a progettare, forse sarà un consulente. E' l'evoluzione che auspica Yona Friedman per una pianificazione e la realizzazione di spazi che appartengano di nuovo alla comunità che li vive: una riappropriazione dello spazio sociale che passa attraverso la formazione del singolo alla comunicazione delle sue esigenze per mezzo di un linguaggio specifico che è quello dell'architettura. Visione probabilmente drastica. Ma gli spunti di riflessione sono tanti. Il distacco dell'architettura dal quotidiano e dai piccoli problemi ha spesso portato alla costruzione di grandi sistemi urbani inefficaci. Friedman ci racconta di un futuro di povertà e di crisi economica con speranza: abbiamo tempo per conquistarci un sistema di vita e di spazi di nuovo comunitari, perchè vivere in una comunità (piccola - una sorta di villaggio)  è più efficace dal punto di vista economico e del risparmio delle risorse energetiche. Il modello di riferimento sono le bidonville (laboratori del futuro) delle grandi metropoli sudamericane ed è in quella particolare condizione abitativa che si riconosce un sistema da poter recuperare per far fronte alla crisi di risorse a cui siamo inevitabilmente destinati. Il libro è la riflessione maturata in tantissimi anni di collaborazioni con l'Onu per lo sviluppo delle comunità del Terzo Mondo. Una sorta di manuale di sopravvivenza. Emerge anche il tema dell'agricoltura urbana, che non è affatto una novità nella "storia urbana" dell'uomo (...): le grandi città industriali del XIX secolo producevano ancora la verdura, la frutta o il latte di cui avevano bisogno. Ad Amsterdam, Londra, Berlino nella prima metà del XIX secolo l'ortocoltura è ancora un'attività urbana. Solo la produzione di cereali si fa in campagna. Nihil novum sub sole.... Ritorno al buon senso e all'essenziale, ovviamente senza rinunciare alla rete!

sabato 16 aprile 2011

L'emergere dell'immateriale:l'architettura dell'informazione.











La conquista di nuovi spazi.


Non riesco a scegliere. Come sempre. Le tracce del pensiero architettonico contemporaneo sono disperse e per costruirmi una mia personale visione  non sempre riesco a decidere cosa per me sia più interessante. Crisi delle gerarchie. L'orizzontale prende il posto del verticale, magari perché ci sono troppe cose da gerarchizzare. 
Comincio con una scelta doppia. Scrivere è pensare. La pratica poi aiuta a costruire le analogie più efficaci. A legarsi al compagno di strada più adatto in quel momento. 
Solo durante il viaggio però lo si riconosce. Si parte!
Tschumi _ Fresnoy Center: in-between.
Eisenmann _ Casa Guardiola: la quarta dimensione.

in - between



Movimento_tempo_blurring


venerdì 15 aprile 2011

Crisi

Non ho mai pensato che il "mestiere" dell'architettura avesse a che fare con il produrre qualcosa di originale. L'idea di architetto creatore non mi convince granchè. Probabilmente è una posizione legata al mio percordo di studi, ma preferisco distinguere l'architettura dall'arte. Diciamo per usare l'eco di un'espressione già detta che per me l'architettura è un'arte sui generis. L'inizio del "bang" del progetto è dettato da una richiesta di qualcuno o di qualcosa e a questa richiesta si legano condizioni precise, fatti che impongono vincoli all'atto creativo. Ed è proprio in questi vincoli che l'attività dell'architetto trova i suoi migliori alleati. Paradossale a dirsi, ma la presenza del vincolo rappresenta per me la ragione di un progetto. Se si considera l'architettura come pratica di risoluzione di problemi di spazio legati ad una comunità è ovvio che il problema deve emergere dalla comunità stessa.
Spesso la visione degli architetti sugli spazi è slegata dalla percezione comune: la formazione, il gusto, il pensiero disciplinare filtra naturalmente lo sguardo sulle cose. Se questo punto di vista resta uno fra gli altri o al servizio di altri, il problema della sua specificità è relativo. Ma il rischio di manipolare gli spazi dando ad essi significati non condivisi dalle comunità che dovrebbero renderli vivi è sempre presente quando all'architetto viene data l'assoluta priorità di giudizio e interpretazione di un luogo. E' necessario ascoltare non solo il luogo, ma chi lo vive. Affiancare al punto di vista "alto" dell'architetto quello della persona comune. Perdendo la presunzione di anticipare usi, ma sapendo leggere fra le righe del quotidiano la possibilità di "aumentare" quelli che esistono già. Diffido di chi parla di rivoluzioni. Preferisco le evoluzioni. O al massimo le mutazioni.

sabato 9 aprile 2011

Astrazione.


_Contro la ridondanza di immagini.
Capire un luogo non è semplice. Il contatto fisico lo riempie di emozione, lo filtra attraverso lo sguardo personale, caricandolo di tutte le esperienze pregresse dell'osservatore. Il contatto virtuale, le foto aeree in particolare "aumentano" il punto di vista dell'uomo fornendogliene uno assolutamente inedito. Innaturale, forse, per la sua percezione dello spazio. Tantissimi elementi entrano nel territorio osservato: si confondono, sfocandosi. Analisi è scindere questa immagine moltiplicata in elementi singoli, gestibili. Astrazione. Ricostruire un'immagine a partire da quelle linee essenziali, che riescono rievocarne la complessità. Riduzione a segno. 



Piet Mondrian, 1912, L'albero in fiore.